Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 15 marzo 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Schizofrenia: nei pazienti AGA+ i linfociti T hanno un ruolo nella gravità dei sintomi negativi. Uno su tre pazienti diagnosticati di un disturbo psichiatrico dello spettro della schizofrenia (SRD) presenta alto livello di anticorpi IgG anti-gliadina (AGA). Questo gruppo di pazienti SRD AGA+ presenta sintomi negativi più gravi e marcati, associati a un’alta compromissione della fisiologia dei rapporti sociali e inefficacia delle terapie standard. Un nuovo studio, condotto da Deepak Salem e colleghi, ha rilevato una disfunzione delle cellule T negli AGA+, che suggerisce l’importanza delle cellule Treg nel proteggere dai sintomi negativi della schizofrenia e la possibilità di un’altra popolazione di cellule T non ancora identificata quale responsabile della gravità dei sintomi negativi. [Cfr. medRxiv – AOP doi: 10.1101/2025.02.24.25322815, 2025].

 

L’integrità del plesso coroideo è cruciale per non andare incontro a declino cognitivo con l’età. Il plesso coroideo (CP) ha un ruolo cruciale nel mantenere l’omeostasi del sistema nervoso centrale, producendo il fluido cerebrospinale e regolando l’entrata di specifiche sostanze dal sangue al sistema nervoso centrale (SNC). La sua disfunzione è implicata in disturbi psichiatrici e in malattie neurodegenerative quali Alzheimer, Parkinson e sclerosi multipla. Gong e colleghi hanno indagato i rapporti tra l’integrità strutturale del CP e il declino cognitivo nell’invecchiamento fisiologico. I risultati dimostrano l’assoluta importanza dell’integrità del CP per garantire un invecchiamento senza un marcato declino cognitivo. Sono necessari ulteriori studi per definire i meccanismi sottostanti il rapporto tra perdita di integrità e declino delle facoltà di cognizione. [Cfr. medRxiv – AOP doi: 10.1101/2025.02.27.25323022, 2025].

 

La velocità di sviluppo del cervello è influenzata dalla temperatura nei poichilotermi. La temperatura ambientale influenza i tempi dei processi neuroevolutivi negli animali poichilotermi come rettili, pesci e insetti. Un team della Johannes Gutenberg University Mainz ha dimostrato l’influenza della temperatura sullo sviluppo embriogenetico dell’equivalente del cervello (ganglio cefalico) di Drosophila melanogaster: Carlotta Martelli e colleghi hanno rilevato che a temperature più basse i neuroni formavano più sinapsi e si connettevano a un maggior numero di partner sinaptici, nel tempo di riferimento per l’esame. [Cfr. Science Advances 11 (3): adp9587, 2025].

 

Le emozioni nei cani sono importanti, ma i loro padroni spesso non le comprendono. Una nuova ricerca condotta presso l’Arizona State University da esperti delle emozioni animali ha rilevato e dimostrato che spessissimo i padroni dei cani non comprendono la reale emozione del proprio amico quadrupede, perché interpretano erroneamente le espressioni mimiche facciali e comportamentali per varie ragioni, ma soprattutto perché attribuiscono ai cani espressioni emozionali che appartengono al loro stato d’animo del momento o interpretano i bisogni dell’animale in chiave antropomorfa. [Fonte: Arizona State University, March 10, 2025].

 

Scoperta la parte più segreta della vita dell’orso polare: il comportamento post-partum. Grazie al collare satellitare è stato possibile osservare il comportamento delle madri di orso bianco subito dopo il parto e nell’accudimento della prole. I piccoli nascono inetti come i neonati della nostra specie e il bisogno di protezione, cura e attenzione alle temperature polari è altissimo, e ogni deroga può costare la vita dell’orsetto. La premura e l’efficienza delle orse bianche è commovente; durante l’accudimento dei primi mesi di vita – quando le madri perdono metà del loro peso corporeo – si assiste ad una protratta attività motoria della diade madre-figlio, evidentemente considerata più importante dell’alimentazione stessa dal programma cerebrale FAP (fixed action pattern). Il viaggio quotidiano stimato in passato della durata media di 27 minuti, può invece durare fino a 8 ore (!). In pochi mesi di accudimento il peso del piccolo aumenta di 20 volte. [Fonte: University of Toronto, March 6, 2025].

 

Rinoceronte di Giava: anche il comportamento giustifica un nuovo nome scientifico. Una delle specie di rinoceronte più rare al mondo, conosciuta come rinoceronte di Giava (Rhinoceros sondaicus), presenta tali e tante differenze dai rinoceronti indiani (Rhinoceros unicornis) da imporre, secondo un nuovo studio, un cambiamento nel suo ordinamento tassonomico. Lo zoologo Francesco Nardelli e il paleontologo Kurt Heißig hanno dimostrato che milioni di anni di pressione evolutiva hanno determinato nel rinoceronte di Giava degli adattamenti unici e specifici, che impongono il riconoscimento di un nuovo Genere. Un cranio meno massiccio, con una più ampia e bassa parte posteriore della testa, un naso più corto e denti adattati alla cernita delle foglie, le femmine prive di corno, ma anche un comportamento proprio: il rinoceronte di Giava è tendenzialmente solitario e trascorre molto tempo in un vagare esplorativo del territorio circostante, senza aggregarsi temporaneamente con altri conspecifici come fa il rinoceronte indiano. I due ricercatori hanno proposto il nuovo nome di Eurhinoceros sondaicus, e auspicano ulteriori studi e un maggiore impegno per la protezione di questa specie. [Fonte: ZooKeys 1230: 303, 2025].

 

Perché il caldo estremo rende gli insetti più resistenti ai repellenti? Il recettore TRPA1, che nella nostra specie media le irritazioni della pelle e degli occhi, è un recettore del dolore che negli insetti volanti rileva lo stimolo nocicettivo delle sostanze aeree repellenti, inducendo fuga o stasi. Con le temperature dell’aria più alte, il TRPA1 degli insetti diventa meno sensibile all’effetto irritante e così questi continuano a volare indisturbati se non assumono dosi mortali di insetticida. [Fonte: Tatyana Woodall, Ohio State University, March 12, 2025].

 

Prodigi planetari dell’urina di balena grazie al comportamento migratorio dei cetacei. Il comportamento animale è espressione di memorie delle specie organizzate in schemi o pattern esecutivi del sistema nervoso centrale; in parte è dovuto ad atti liberi, elementari e paradigmatici, in parte è dovuto a FAP (fixed action pattern) ossia programmi stereotipi di sequenze di atti prefissati quali quelli del corteggiamento, dell’accoppiamento, della costruzione del nido, ecc. E questa base neurobiologica è all’origine anche di quei comportamenti che modellano interi ecosistemi e producono effetti rilevanti sullo “stato del pianeta”, con ripercussioni sulla nostra vita.

Joe Roman e colleghi della University of Vermont hanno scoperto che le grandi balene, migrando, portano con le loro urine dall’Alaska alle Hawaii tonnellate di azoto organico che costituisce nutrimento per innumerevoli specie che, nel loro insieme, contribuiscono al mantenimento degli equilibri ecologici.

Dalle latitudini vicine al polo, dove le fredde acque marine sono ricche di nutrienti, le principali specie di balene si dirigono verso le coste tropicali e subtropicali, dove la perfetta trasparenza dell’oceano denuncia povertà di nutrienti. La purezza cristallina è segno di azoto basso in quelle acque che ospitano ecosistemi di barriera corallina, e dove – spiega Joe Roman – le balene portano 4000 tonnellate di azoto e 45000 tonnellate di biomassa; cifre che dovevano essere almeno triplicate quando non esisteva la caccia alle balene. Oltre all’urina, che costituisce il principale veicolo di azoto, nelle acque tropicali quali quelle delle isole Hawaii – dove alcune specie di balene si riproducono – placente, pelle, carcasse ed escrementi forniscono un ulteriore contributo all’arricchimento trofico delle acque, determinando la crescita del fitotoplankton e nutrendo squali, molte specie di pesci e ogni tipo di molluschi.

La migrazione delle balene, che è il fenomeno migratorio animale di maggiori proporzioni, avviene in vari modi e direzioni: le balene grigie migrano dalle acque fredde del nord della Russia, percorrono 7000 km e giungono alla parte meridionale della Baja California, dove si accoppiano; le megattere vanno dall’Antartico alla Costa Rica. L’insieme del comportamento degli animali che veicolano molecole trofiche può essere paragonato, nel nostro pianeta, alla circolazione del sangue in un organismo, e le balene – dicono Roman e colleghi – costituiscono l’esempio estremo. Parti essenziali degli equilibri ecosistemici dipendono dal fenomeno ora scoperto come processo principale fra quelli associati alla migrazione delle balene. [Cfr. Nature Communications – AOP doi: 10.1038/s41467-025-56123-2, 2025].

 

Le straordinarie ricette del Modo di cucinare et fare buone vivande rivelano i gusti dell’epoca. Proseguiamo nei nostri appunti di storia della cucina per sensibilizzare circa la necessità di ritornare alla preparazione casalinga dei cibi, evitando i prodotti dell’industria alimentare (v. in Note e Notizie 15-02-25 Notule: I nuovi studi su microbioma intestinale e asse cervello-intestino evidenziano l’importanza dei costumi alimentari; Note e Notizie 22-02-25 Notule: Appunti e curiosità su abitudini alimentari e cucina presso i Romani antichi; Note e Notizie 01-03-25 Notule: Da Roma a Firenze: appunti di cucina medievale italiana prima del primo libro di cucina; Note e Notizie 08-03-25 Notule: Dai costumi alimentari medievali alla nascita del lessico della cucina italiana).

Non è vero quanto si legge in alcuni resoconti di storia della cucina, ossia che nel Modo di cucinare et fare buone vivande della Biblioteca Riccardiana di Firenze non siano indicate le quantità degli ingredienti; è vero invece che l’autore riteneva che la buona riuscita fosse anche legata alle quantità complessive sperimentate con successo, dunque non deve meravigliare che si trovino indicate dosi per venticinque persone, per dodici o meno, a seconda della personale esperienza del cuoco.

La prima ricetta che è possibile leggere oggi al foglio 40, che è la prima delle pagine conservate, descrive il modo di preparare la Torta parmigiana. Non è superfluo ricordare che “parmigiana” tradizionalmente indicava un modo della preparazione, rappresentata dal formare strati di elementi alternati in direzioni incrociate fra uno strato e l’altro: una parmigiana di pasta è la lasagna. Diciamo subito che non si tratta di un dolce, ma di un piatto che può fungere da primo e secondo. Le dosi della Torta parmigiana sono per venticinque persone, e si legge di una pasta sfoglia da stendere su un texto: gli ingredienti principali sono pancetta, formaggio, uova, polli o capponcelli e sarà necessario preparare dei ravioli da farcire col formaggio; i polli andranno puliti e cotti nel lardo, con datteri aromatizzati alla cannella e con varie spezie. Una volta cotti, i ravioli al formaggio andranno inseriti col pollo rosolato, aromatizzato e speziato, a formare la parmigiana all’interno della sfoglia. Completata la preparazione in una tortiera, si procede alla cottura.

Una ricetta simile è quella della Torta frescha, con dosi per dodici persone: si prendono sei pollastri e mezza libbra d’uva, si mettono a soffriggere i polli nel lardo, poi li si condisce con varie spezie e, al termine della cottura, con polli e uva si forma un preparato col quale si riempiono le due sfoglie di pasta che formano la torta, che a questo punto può essere cotta.

Un dolce, invece, è il Blasmangiare di pesce: una ricetta che dà l’occasione per un’osservazione linguistica. Come “burro”, “brodetto” e “pevere”, “blasmangiare” è uno dei gallicismi che il manoscritto del 1338 introduce nel lessico gastronomico fiorentino e italiano, anche se il suo uso coesiste con la forma italiana “biancomangiare”[1]; in ogni caso, si tratta di un dolce a base di pesce. Ecco la ricetta: sono necessari il luccio e la tinca, poi riso, pinoli, mandorle, chiodi di garofano, latte e zucchero; si fanno stemperare le mandorle nel latte, si lessa il riso, dopodiché si lessa il pesce, si attende che si raffreddi e lo si fa “sfilare il più sottile che tu puoi, a guisa di polpa di pollo”[2], si unisce tutto e si mescola facendo cuocere nel latte, fino a ottenere una vivanda che “vuole essere bianca quanto puoi il più, e dolce”[3].

Tra le ricette di pesce, varie sono dedicate alla lampreda, molto gradita e apprezzata in Firenze: in crosta, arrosto e “a cialdella amorsellata”, cioè tagliata in piccoli pezzi in una zuppa, come una sorta di gulash di pesce.

Una caratteristica, che contraddistingue la cucina e il gusto dell’epoca e dei secoli immediatamente seguenti, è la frequente ricerca dei sapori agrodolci[4]. Un esempio emblematico è la ricetta della Lumonia: pollo lessato con zucchero, datteri e arance, poi fatto soffriggere nel lardo e, dopo, spolverato con spezie e zucchero, infine ripassato in latte e mandorle. L’autore così chiarisce l’intento della preparazione: “… questa vivanda vuol essere gialla e agra d’aranci [e] spessa [e] poderosa di spetie e dolce di çucchero[5].

C’è poi una ricetta simile all’attuale “erbazzone reggiano”, ossia la Torta d’erbe: per dodici persone si prendono “sei casci grandi” (sei caci[6]), “atrebici”, cioè il bietolone rosso, bietole, spinaci, prezzemolo, menta e si fa un battuto con le erbe e lo si mescola con otto uova, si aggiunge formaggio tritato e, infine, il composto così ottenuto viene versato in una “crosta”, ossia nella pasta a sfoglia in forma di tortiera.

Un’altra ricetta è dedicata all’enula campana (Inula helenium)[7], ossia i Tortelletti d’ella, ripieni della verdura e cotti nel brodo di cappone. I capponi ripieni sono un’altra specialità del ricettario. Sorprende, per i nostri gusti, la versione dolce dei tortellini in brodo ma, ancor di più, la Tria di vermicelli: una minestra di vermicelli dolce, con mandorle, latte e zucchero. Dolci sono anche la Crostata di anguille, la Crostata di cavedani (cefali d’acqua dolce) e il Pesce a cesame, in cui il “cesame” è una salsa che prende consistenza dalla mollica di pane ed è a base di cipolle, il cui sapore viene ulteriormente virato al dolce e aromatizzato con vino bianco, zafferano e spezie.

Ci fermiamo qui nel riferire le ricette, e la prossima settimana riprendiamo da altre osservazioni su aspetti rilevanti dei contenuti e della lingua del testo.

 

[continua]

 

Notule

BM&L-15 marzo 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.

 

 

 

 



[1] Il termine “biancomangiare” ha designato nel tempo piatti, dolci e specialità diverse. Il biancomangiare della Pignasecca di Napoli, che nel 1600 attraeva turisti da tutta Europa, è stato paragonato alla meringa francese, che però fu inventata solo verso la fine del secolo.

[2] Anonimo, Modo di cucinare et fare buone vivande, folia XL-LVI, Segnatura 1071, III sezione, Biblioteca Riccardiana di Firenze.

[3] Anonimo, Modo di cucinare et fare buone vivande, op. cit., idem.

[4] AA.VV., Il più antico ricettario in volgare: un codice del Trecento alla Riccardiana di Firenze. Finestre sull’Arte, 02/09/2022, Firenze.

[5] Anonimo, Modo di cucinare et fare buone vivande, op. cit.

[6] Si ricorda che “cacio” è il volgare e ancora oggi l’italiano per “formaggio”, che è un francesismo derivato da fromage, che ha lo stesso significato di cacio.

[7] L’enula campana o Inula helenium, collegata da antica leggenda a Elena di Troia, è una pianta comune in tutta Italia, tranne Calabria, Sicilia e Val d’Aosta, il cui nome deriva dall’antica denominazione latina.